È nota la mia passione per il viaggiare di notte in bicicletta ma salire la cima del Grappa in notturna è veramente qualcosa di magico.
Sono le due di mattina dove al bar Dolce Vita non trovo nessuno per cui la partenza è immediata per non mancare all’appuntamento di Bassano con chi arriva in macchina. A Nove sento il telefono che squilla e il buon Silvano mi avvisa che già in bicicletta si avvia lentamente verso Semonzo, alle tre e dieci puntuale arrivo al parcheggio dove incontro il gruppo appena arrivato agganciato al duo Serafino, Loris che si avevano già fatto un antipasto di Lusiana by night. Finché il gruppo si preparava per la partenza e conoscendo le mie andature in salita decido di avviarmi per vedere se riesco a raggiungere il randagio Silvano. Rabbocco delle borracce alla fontana di Semonzo e poi su, si inizia a pedalare accompagnato dalla luna che illumina la strada dove gli alberi non coprono la carreggiata, dal canto dei grilli e delle cicale che ancora li a bassa quota si fanno sentire e dalla temperatura ottimale. La strada scorre piano, piano, strana sensazione quando si va in salita al buio che non vedendo la strada che sale in lontananza non si percepisce la pendenza, la si sente nei pedali ma non la si vede. I tornanti passano uno dopo l’altro e il paesaggio sottostante con tutte le luci notturne è veramente da cartolina.
Campo Croce, poco prima vedo una luce e una voce che mi chiama, è Silvano che raggiungo e per un tratto pedalo insieme dopo di che causa le temperature che si stanno abbassando inizio a tenere il mio ritmo ed allungare, un passo che di solito abbiamo uguale io e Silvano ma che quest’anno, causa un problema alla schiena che lo tormenta non riesce ad esprimersi al massimo essendo costretto a limitare le solite andature. Pochi metri e mi raggiunge Loris il primo del gruppo e poco prima del primo cocuzzolo quando il buio della notte inizia a lasciare posto alle prime luci rossastre del giorno mi passa anche Giuseppe, Alessandro, Geremia e Stefano che raggiungo poco dopo per fare le prime foto di un paesaggio mozzafiato.
Si riparte e gli ultimi tornanti prima della confluenza con la strada del Palon si possono fare anche senza l’ausilio dei fanali, da lì all’innesto con la Cadorna e all’arrivo al rifugio Bassano e stato facile, tutto sommato la salita intera l’ho fatta veramente bene senza fatica sebbene agganciato al portapacchi avessi anche una delle due borse nuove che mi porterò alla PBP e che non avevo mai usato motivo in più per collaudare il tutto.
Lo spettacolo che abbiamo visto una volta arrivati alla cima è stato veramente entusiasmante, il sole rosso del mattino piano, piano esce dall’orizzonte e in pochi istanti la colorazione del cielo cambia veloce, la temperatura ad una sola cifra ti fa capire che per scendere serve vestirsi e allora infilati manicotti, gambali e antivento si inizia a scendere verso valle, la strada libera ci fa correre veloci senza problemi. Pausa a Bassano per fare colazione e lasciati i componenti del gruppo che avevano sostato nel parcheggio nelle vicinanze del bar, Serafino, Loris ed io siamo partiti con buona andatura per arrivare nelle prime ore del mattino a casa.
Esperienza sicuramente da ripetere perché la sensazione che ho avuto pedalando per gran parte da solo in salita, al buio, il rumore del vento, delle foglie che senti cadere e del tuo respiro che va a ritmo con i pedali insieme a quei paesaggi che solo nei film riesci a vedere e che difficilmente ritroveremo, non ha paragoni.